giovedì 30 giugno 2011

Commento a “Il Manzoni eretico. La sua filosofia e la sua teologia” di Filosofi Precari

Che il cattolicesimo in sede culturale e letteraria debba essere sfrondato anche da un pregiudizio laicista, peraltro legittimato purtroppo da una bieca tradizione scolastico-provinciale che tuttora agisce, è una necessità manifestata da una riflessione critica ulteriore, a partire proprio dal “laico in tutti i sensi” che fu Alessandro Manzoni. Questi intanto era figlio di un’adultera e impigliato, da giovanissimo, in una vita di scelleratezze già in qualche modo scapigliate nel segno di un libertinismo derivante dall’illuminismo materno, per tacere dello scandalo suscitato dal primo matrimonio dell’autore degli Inni sacri con una calvinista e dal secondo con Teresa Stampa, entrambe donne scelte, come a prolungare l’Edipo, in accordo con Giulia Beccaria. “Fu inoltre considerato padre inetto e incapace di indirizzare a una professione i figli, - ha scritto Salvatore Silvano Nigro - che si indebitarono e lo indebitarono. Cattolico per nulla filisteo, e anzi ‘laico in tutti i sensi ’ e sostenitore – nella seconda parte delle Osservazioni sulla morale cattolica - della compatibilità della religione cattolica con lo spirito del secolo da dirigere e da correggere, fu contrario al temporalismo del corpo giuridico della Chiesa: difatti, tra la scandalizzata protesta dei cattolici intransigenti, non esitò in qualità di senatore del regno d’Italia a votare in favore del trasferimento della capitale da Torino a Firenze, come tappa intermedia verso la predestinata Roma, né ad accettare nel 1872 – nello spirito della legge delle Guarentigie fondata sul principio della separazione tra Stato e Chiesa – la cittadinanza onoraria offertagli dal comune di Roma”. (Salvatore S. Nigro, Manzoni, in VII. Il primo Ottocento, Roma-Bari, Laterza, 1978, 1985, pp. 7-8)
Sandro De Fazi
pubblicato in
http://www.filosofiprecari.it