sabato 3 settembre 2011

Entro dipinta gabbia (bozza)

Giacomo è un giovane conte di trentasei anni, belloccio, benché affetti con una certa teatralità, come per gioco, una leggera incurvatura della schiena, che aumenta il suo fascino di grande scrittore e misconosciuto pensatore. 
Lo circonda la fama della sua solitudine, da lui stesso in parte alimentata e di persona indesiderabile e cattiva, a causa dei suoi giudizi perentori sulla letteratura e sulla morale. Ma sono dicerie in gran parte ingiuste. Del resto, quasi tutto in Leopardi è esagerazione e maschera: è di salute cagionevole, è vero, ma lui per primo esaspera la propria situazione per conquistarsi l'affetto dei suoi amici che, in una certa misura, sono suoi complici; le sue lettere sono costruite al modo degli epistolari classici di Cicerone e di Petrarca, ossia non sono scritte tanto per comunicare con gli altri quanto piuttosto per trasmettere una specifica immagine di sé. 
Lo spazio del testo e quello della vita sono dunque un grande palcoscenico, sul quale Leopardi recita romanticamente e il suo stesso pessimismo, la sua filosofia sono una provocazione per scandalizzare i suoi lettori. 
Vive con lui un nobile napoletano di nome Antonio Ranieri, un letterato che ha già scritto qualcosa e che in questo 1834 ha ventotto anni. Antonio è biondo, bello, raffinato nei lineamenti e nei modi.