lunedì 5 settembre 2011

da Orazio, Carmina, I, 11




Non chiedere (non lo si può sapere)
quale sorte per me, quale per te,
Candida, il cielo abbia dato in serbo:
lascia stare gli oracoli astrusi.
Meglio prendersi quello che comunque
verrà! Se Giove dà molti altri inverni

o questo solo – che sconvolge adesso
le già róse scogliere del Tirreno, -
sii saggia, bevi e ridimensiona
una speranza troppo grande. Mentre
parliamo, ecco, questa vita fugge:
tu pensa a vivere, giorno per giorno, e
quanto più puoi diffida del domani.

19 ago.; 9 sett. 1999

Bearded Collie


La letteratura è follia e Pietro si era illuso di poterne evitare le conseguenze. Invece, nessuno meglio di lui, in quanto lui, ne conosceva dolcezze e veleni.
Da circa tre anni Pietro soffriva per amore, in quanto si era impegolato in una relazione senza capo né coda con un Bearded Collie britannico che gli aveva regalato il suo barbiere. Prendersi cura del cagnetto gli era tuttora difficile: si era pentito della scelta ma d’altra parte ormai si era affezionato a lui e non sapeva né voleva più liberarsene.
Fatto sta che l’animale richiedeva impegno e tempo che lui non sempre aveva a disposizione, specialmente la mattina per farlo uscire di casa o di sera quando andava a lavorare in un pub fino a ora tarda e il cane doveva restare da solo. Affermare che ci fosse un rapporto tra Pietro e il cane è innegabile, ma che si amassero è un’iperbole o è una frase letteraria: del resto, lui era capace di rivolgersi al Bearded Collie come se si trattasse di una persona. Si era venuto così a creare un circolo vizioso: la penuria della realtà quotidiana e delle relazioni affettive lo avevano portato alla realtà virtuale. C’era però un motivo di squilibrio tra la rappresentazione virtuale della situazione di Pietro e la realtà pratica e quotidiana che viveva. Questo squilibrio assumeva aspetti quasi fisici, Pietro era portato a somatizzare e soffriva di attacchi di panico, per superare i quali erano sufficienti tre gocce di Fiori di Bach e dopo pochi minuti tutto rientrava nella norma. Tornava allora a guardare le cose con più serenità.
A lui non gliene importava granché: nemmeno aveva disdegnato la frequentazione di siti porno, e adesso li voleva zoofili! Ma tutto questo lo aveva allontanato dalla realtà, ossia da una ricerca concreta del piacere carnale. Tranne rare eccezioni, aveva finito per costruirsi un mondo parallelo attraverso il computer. Per tre anni questa modalità aveva funzionato, effettivamente aveva conosciuto alcune persone che poteva incontrare o almeno sentire per telefono; altre ne aveva ritrovate ma soprattutto, infine, coglieva una proiezione narcisistica nei suoi bisogni di comunicazione.
Era giunto a un bivio, gli si imponeva un cambiamento delle sue abitudini, gli avrebbe giovato una nuova presa di coscienza cui finalmente era sul punto di approdare. Pietro era uno scrittore, il lavoro al computer era inevitabile per lui, poteva sentire di godere di una certa notorietà, ma essa non cambiava di una virgola la sua vita quotidiana e lavorare al computer non implica necessariamente la necessità di connettersi a internet o interagire col social network e inoltre, nel momento attuale della letteratura italiana, non tutto può essere delegato al libro. C’è chi collabora con riviste e giornali, di carta e non per forza on line, traendone guadagno economico, e mette i propri pezzi in rete o, se è una firma, saranno la rivista o il giornale a pubblicarli sul web. Non vanno demonizzati i fantasmi di internet. Se la sua fama è più mite, si industrierà da sé a moltiplicarla postando note e articoli sui siti che ha a disposizione. La concorrenza è molto forte e non sai mai come regolarti, sbagli a non esserci insieme agli altri e sbagli lo stesso a umiliare il tuo orgoglio, o a esaltare il tuo narcisismo, nell’arengo comune e a una serie di rapporti sociali fatti di comunicazioni, scritti, interventi di vario genere e sui più disparati argomenti, dalla politica al cinema, dalla filosofia al salotto letterario sul social network corrispondeva uno squallore inaudito nella vita reale, accompagnato da un mal celato sentimento di desolazione, suo non meno che degli altri, dissimulato perfino tra amici per ragioni di semplice educazione, o ipocrisia sociale. E qui si scopriranno anche potenziali nemici o avversari, o amici e alleati di fatto, insieme all’ottusità e al pregiudizio. Lui si era convinto all’informatica solo tardivamente, e tuttora, quando ne sentiva il bisogno, scriveva non dico a macchina come nel Novecento, ma addirittura a penna sulla carta paziente. Che cosa fare, dunque? Si accorgeva che la sua vita era sempre stata così, anche prima di internet, come in una serie di battaglie più o meno tutte vinte. Capì che per gestire meglio la sua problematica attuale doveva continuare a comportarsi come aveva sempre fatto. Bisognava assumere la vita virtuale come un dato di fatto reale, cioè considerarla quel che realmente era, tautologicamente: virtualità. Con la differenza che adesso era in grado di guardare con occhio più critico e diffidente agli inganni che gli derivavano dalla rete. In altri termini, sarebbe bastato interagire con  la vita con un maggiore distacco; ciò avrebbe portato a compensare i suoi irrisolti non già col virtuale, che alla lunga non risolve, ma portando i suoi desideri e i suoi bisogni sul piano letterario, che sarebbe risultato inevitabilmente più ricco. Non va bene aprire la propria intimità a tutto il mondo, questo è il lavoro della follia.
Dettesi queste cose, Pietro accese il computer.