mercoledì 7 settembre 2011

Colette



La lista dei libri non scritti è come un insight formidabile o come quelle verità viste in sogno e lette in Colette o in Borges con la luna nuova. Ti folgorano per la loro evidenza e il senso di soddisfazione che immediatamente te ne derivano nel trovare la soluzione a un problema del quale non avevi forse sufficiente consapevolezza, laddove tutto sarebbe stato così semplice. Alla luce del giorno svaniscono, però, insieme alla casa dove l’amore si era finalmente degnato di farci entrare. Fled is that music. Non sai più se sei stato proprio tu a vivere quel momento nella realtà o in un libro o te lo sei inventato, se affabulava Gabrielle Colette raccontando di quel suo amico bibliotecario che prendeva il tè a casa sua o riferiva la verità o la menzogna dell’altro. Lui aggiornava costantemente un elenco di titoli che gli autori avrebbero voluto o dovuto scrivere e non lo fecero. Lei pure guardava la luna nuova da un'altra porta, allora vai inutilmente alla ricerca nella tua biblioteca privata o su google di quel passo contenente un luogo della mente e del corpo tanto prezioso: davvero Leopardi non scrisse il romanzo Eugenio, Manzoni non mise insieme una raccolta di versi erotici per non dimostrare fino in fondo che anche l’illuminismo di Giulia Beccaria era un’emanazione provvidenziale dei Vangeli apocrifi, che John Keats non compose in Italia un autodafé in prosa contro la letteratura che non avrebbe dato immortalità al suo corpo valetudinario. La voluttà del corpo amato invece a concedere una cospicua baldanza nel ricordo diventa il surreale diurno, il reale notturno moltiplica la praticabilità, tutto sommato ordinaria, di quell’esperienza goduta. Le opere sono tutte nella mente degli autori al punto di poter prevedere gli sviluppi successivi di un talento o di un genio, abbiamo testimonianza in alcuni casi di cataloghi di progetti letterari mai realizzati.