venerdì 23 settembre 2011

Un'offerta d'amicizia a Nietzsche


"Le lettere di Nietzsche dall'ottobre 1888 al gennaio 1889 sono una lettura dolorosa, estraniante in confronto al tono personale e vivace dei mesi e degli anni precedenti. Al graduale venir meno delle occasioni di sviluppo, l'intera personalità risponde con furore. Tra brani pubblicati e brani scartati, Ecce Homo è una testimonianza della lotta contro l'inasprirsi degli interessi. Nietzsche capiva ancora la differenza tra la realtà e la dimensione retorica dell'arte, e il tentativo di potenziare l'espressione artistica appare  evidente  dall'eliminazione di alcuni brani. Non era vero, però, che fosse libero da fanatismi, odio, disprezzo, arroganza e che non soffrisse mai del proprio isolamento. La mente che aveva creato Ecce Homo rinnegava freneticamente qualsiasi lotta, ma la disinibizione provocata dalla sifilide le impediva di contenersi." (Lesley Chamberlain, Nietzsche in Turin. The end of the future, trad. it. Nietzsche. Gli ultimi anni di un filosofo, Editori Riuniti 1999, p. 203)
- Nietzsche è uno dei miei amori letterari: dico letterari in senso lato. Lui del resto fu uno dei più grandi scrittori in lingua tedesca. Imprescindibile. Lo frequento spesso. Questo libro della Chamberlain è uno dei più belli che io abbia letto su Nietzsche. Ripercorre in particolare gli ultimi tempi torinesi, seguendolo quasi ora per ora, giorno per giorno con un'offerta di amicizia a lui, che l'autrice e il lettore gli propongono. Lo dice nelle prime pagine la Chamberlain, cercando di sdrammatizzare le difficili condizioni di vita del filosofo in quel terminale periodo vissuto a Torino:
"Dobbiamo comunque considerarlo come uno scrittore e occuparci per il momento delle sue opere, per non rischiare di cominciare e finire questo volume all'insegna di un coinvolgimento eccessivo nei confronti della sofferenza umana di Nietzsche. Se si sottolinea l'aspetto tragico della sua situazione, l'offerta di amicizia che intende fare questo libro a distanza di un secolo sarà purgata della sua intensità e il gesto privato di energia." (p. 45)