giovedì 8 dicembre 2011

Hergesell



Per strada, qui al Sud, è impossibile non parlare con nessuno.
Sotto casa è il caos. Come in città, anche se io abito a pochi passi dal Centro storico. Il disordine della vitalità.
Mi fermo a salutare Giovanni, il giovane fruttivendolo molto colto al quale ho regalato tempo fa una mia autobiografia per interposta persona, come l’ha definita Antonio Veneziani. Un pullulare di relazioni incrociate.
Vedo da lontano Hergesell.
Procede lentamente nella mia direzione.
Voglio parlargli.
Intanto Giovanni mi informa che con l’anno nuovo chiuderà bottega, la crisi economica conosce accenti da primo dopoguerra e lui non può più permettersi questa attività.
Lo assecondo nel suo allarmismo.
Gli preannuncio che, vedrà, tra poco le uova costeranno 6.000 euro e una birra 8.000, come ai tempi di Weimar, quando il cinquantenne dottor Cornelius, il Mago, padre di Klaus, se ne stava impassibile nel suo studio a occuparsi di storia.
Si intromette uno che non conosco, avrà a occhio e croce una sessantina d’anni, si presenta come il marito di una farmacista.
A quel che ne capisce, afferma, quello che è successo è stato tutto per colpa di Berlusconi, che ci ha illuso.
Hergesell mi è passato vicino, nel frattempo e mi ha salutato, lo vorrei fermare ma la discussione con i due mi impiccia, ormai sono lì. Bisognerebbe restare inflessibili e coriacei come Cornelius alla notizia del suicidio del figlio, ma come si fa? Forse lo sa Hergesell, o Giovanni stesso. Devo continuare a parlare, qualcosa mi trattiene. Tanto Hergesell è già andato oltre.
Giovanni non è mai stato di sinistra, essendo molto giovane, a ventotto anni non ne ha avuto il tempo, con la sua faccia gioviale, una barbetta rossiccia e gli occhi furbi, eppure è d’accordo con l’altro. Perché Hergesell e non Giovanni?
“Sì, ma ora che il suo governo non c’è più non s’indigna nessuno, come mai? Le cose non vanno meglio!” dico.
“Peggio! Vanno peggio!” fa lui.
Io penso alle illusioni leopardiane ma me ne sto zitto.
Lascio anche da parte il mio ateismo trascendentale e il fatto che sono stato definito un passatista di destra, perché non c’entra niente, la giornata è ancora lunga, non mi capirebbero.  
Giovanni lo sa.
(Hergesell è ancora nei paraggi, potrò raggiungerlo presto…)