domenica 19 febbraio 2012

Prosa e poesia



manoscritto primitivo de L'educazione sentimentale di Flaubert (1843)

Il tempo della letteratura è il futuro anteriore. Ciò perché noi non viviamo in realtà al presente ma al passato-presente-futuro (immaginario) contrariamente all’assetto logico delle convenzioni comuni, così Frédéric Moreau “avrà amato” Mme Armoux nel non-luogo romanzesco (che è L’educazione sentimentale di Flaubert) imposto dalla separazione della prosa dalla poesia. È paradossale che manchi il concetto di individuo in una cultura come quella antica che conosceva esistenzialmente la pratica (poetica) delle relazioni sociali senza l’interferenza della merce (nel senso moderno), laddove è nato teoreticamente l’individuo quando la scienza moderna ha frantumato quell’antico fondamento che escludeva la merce. La tensione lineare-progressiva dei tempi storici e dei tempi principali (presente e futuro) è una contro-verità che si scontra con la letteratura: «Citarono in appoggio a questa contro-verità le pagine in cui alcune briciole di madeleine inzuppate in un’infusione mi ricordano (o almeno al narratore che dice “io”, e che non sono sempre io) tutto un tempo della mia vita, dimenticato nella prima parte dell’opera» (Marcel Proust).

Lo scrittore che si nasconde e che riappare



Ho sempre pensato che gli scrittori in fondo, nel profondo, sono abili commedianti non tanto per vocazione quanto per necessità. Leggo ora che nel 1979 Claudio Magris, prima di andare a Zurigo telefonò a Elias Canetti per sentire se fosse possibile incontrarlo; non gli rispose nessuno. Chiamò allora alla sua casa di Londra: stavolta gli rispose un'anziana governante che subito, con un forte accento inglese, in modo gentile, quasi festante, gli passò il poeta. Canetti gli spiegò che si era ritirato a Londra per finire un libro, e aggiunse: "mi scusi, per un momento fa, sa, ero io al telefono, prima, quando Lei ha chiesto di parlare con me..." Presumibilmente se non si fosse trattato di Magris la vecchia signora avrebbe annunciato, più o meno rammaricandosi, che Canetti non era in casa. (cfr. Claudio Magris, Itaca e oltre)