venerdì 26 aprile 2013

Il topic è: emozione


Se è impossibile analizzare dal punto di vista dinamico gli account di Facebook, perché mancano le emozioni, i gesti, ecc., e poi si possono artare nel senso della rappresentazione volontaria (ma è coglibile forse qualcosa in questa operazione di artificio), si potrebbe invece applicare l’analisi patografica di Jaspers. Solo che, anche in questo caso, non c’è tutta la vita. Pur considerandoli dei documenti, gli account sono dei monumenti, e in qualche caso interessante questo va benissimo. Bisogna sempre vedere che cosa ci si mette nel monumento, e di chi è. Andare dall'account alla persona reale fa paura, le persone hanno paura di questo. Ma secondo la storiografia più avanzata - o, meglio, spesso dal punto di vista cronachistico, e non dei più coinvolgenti: anzi, respingenti - ogni documento è un monumento, come dato di fatto (riguardo a quello che è, e che non può essere altro anche se può rimandare ad altro), o vogliamo dire vetrina, scelta situazionistica, e così via, ma parlare di oggettività, nella fattispecie, è impossibile. Gli account di Facebook, fenomeno nuovo e da studiare, non sono persone, non ci sono emozioni. Si possono provare emozioni e anche trasmetterle (basta leggere una poesia e il gioco è fatto) ma non sono derivabili dalla presenza fisica. L’emozione in questo senso non passa, l’inconscio sì.