sabato 13 luglio 2013

Bisogna vivere εỉκῇ témere, au hasard, alla ventura

Così Marcello Gigante, riferendosi al passo: «Bisogna vivere εỉκῇ témere, au hasard, alla ventura», contenuto in Zib., 2529 (30 giu. 1822), ha asserito: «Non credo al Lonardi che pur avendo bene scritto: “Leopardi ha sentito più di quel che si usi notare l’attrazione e il rimpianto di una vita libera dalla finalizzazione, paga del presente e di una speranza abbandonata e vitale” fa risalire l’accezione di εỉκῇ all’omerico αὔτως “così come si sia εỉκῇ”: tale presunta ascendenza omerica è errata (Cf. A Greek-English Lexicon, compiled by H.G. Liddel and R. Scott, revised and augmented throughout by sir H. Stuart Jones, with a revised supplement, Oxford 1996, s.v. αὔτως: i grammatici distinsero αὔτως ‘similmente’ da ατως ‘invano’). Né può valere la presunta autorità dello stesso Leopardi il quale nello Zib., 4224 chiosa αὔτως di Arato (Fenomeni, 107): “’così’, come si sia, εỉκῇ”. Ma in Zib., 2529 Leopardi ha scritto “bisogna vivere εỉκῇ”, non αὔτως. Egli, credo, aveva letto il v. 979 dell’Edipo Re di Sofocle:
εỉκῇ κράτιστον ζῆν, ὅπως δύναιτό τις»

(cfr. Marcello Gigante, Leopardi e l’antico, Napoli 2002, p. 53).