giovedì 27 febbraio 2014

L'alienazione nella filologia classica

Appiani, Parnaso (1811)

1. Il lavoro filologico, sia a parte obiecti (i segni oggetto del vaglio) sia a parte subiecti (la sensibilità peculiare del filologo) va decantato da tutto quell’armamentario di inutilizzabile (perché inutile) tecnicismo asfittico, che aveva per esempio fatto parafrasare a Ettore Romagnoli la sentenza antipunica di Catone il Censore: Ceterum censeo philologiam esse delendam. E allontanare Nietzsche dall’ambiente pedante dell’accademia dove fu avversato proprio da Wilamowitz-Moellendorff, in seguito alla pubblicazione de Le origini della tragedia dallo spirito della musica

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Rossobrunismo rousseauiano




Rousseau resta sempre un grande enigma, forse Bobbio avrebbe fatto meglio a scegliere Voltaire come portabandiera della sinistra opposta alla destra. La rivoluzione francese non aveva avuto effetti benefici sul piano “industriale”, ancora una volta aveva visto bene Rousseau, pensando che in Francia nessuna rivoluzione sarebbe stata possibile (in questo senso). Anzi ne ebbe di deleteri: l'Inghilterra e la Germania si svilupparono più in fretta e senza rivoluzioni, in Francia ci fu progresso senza sviluppo. Danton semmai, fu l’unico che volesse cambiare le cose. Rousseau è il primo “rossobruno” (che è più una cosa da gossip malriposto che non una vera categoria di riferimento) della storia, il suo egualitarismo, che certo è nella lettera, ha un fondamento più etico-politico che sociale; ma poi a tutti i philosophes - con cui però Rousseau ruppe i rapporti - non interessava realmente incidere nel sociale (questo punto è ben riscontrabile in Zygmunt Bauman). I giacobini erano autoritari e antiegualitari di fatto.


EROS CORALE di Saverio Bafaro. Una recensione

La poesia attraversa il silenzio


Non abbiamo mai idea della nostra immagine esteriore se non sono gli altri a dircene, lo specchio è chiuso nel suo narcisismo. La poesia, dicendo con forza il nichilismo e il nulla, attraversa il silenzio (necessita dei suoi spazi bianchi):

«Queste teste immerse nel caos
questa giostra ingloriosa
è ruotata a creare
un buco nel mio cuore»
(Saverio Bafaro, “Poeti e Poesia” Rivista Internazionale N. 29 – Settembre 2013 – Direttore Elio Pecora).

C’è bisogno di una dialettica che segni

«il passaggio dalla pena alla gioia
dalla misura alla gloria
nel cuore della Notte
veliera, partoriente, speranzosa»
(S.B., ibidem).

La poesia dice molto più della parola che usa, con la complicità del tempo che passa:

«”Puoi sentirmi?”
chiamo più volte
l’abitante
del luogo abissale»
(S.B., “Capoverso” Rivista di scritture poetiche N. 26 – Luglio-Dicembre 2013).

La parola si rarefà grazie alla contrapposizione ritmica, si assolutizza al di là dell’esperienza quotidiana (altrove già era stata, per il poeta, invito simposiaco).

Sandro De Fazi
16 febbraio 2014



Parente desnudo: Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler


Devo dire, in primo luogo: il titolo è felicissimo. Non si era mai arrivati a pensare a Adolf Hitler come a un artista mancato se non partendo dalla biografia di Ian Kershaw, ma nessuno aveva finora osato prendere a paradigma colui che è passato alla storia come simbolo indiscusso del Male assoluto per un romanzo in cui fama e grandezza vengono a sfatare i propri miti illusori nell’abbondante reticolo delle 400 fitte pagine, sempre più appassionanti e anche divertenti fino al riso cordiale, de Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler di Massimiliano Parente (Mondadori, 2014). Il titolo è perfino un po’ fuorviante nella sua efficacia, perché Hitler ha avuto bisogno degli altri per realizzarsi laddove Max Fontana ha fatto tutto da sé, perciò è anche più grande di Hitler nel suo affabularsi megalomane. Ma procediamo con ordine.