sabato 2 maggio 2015

Stati di Facebook (Aprile 2015)



“Ma anche questa nuova Albertine è multipla, e proprio come con le più moderne tecniche fotografiche si può inquadrare una singola chiesa successivamente nelle arcate di tutte le altre, e l’intero orizzonte nell’arco di un ponte o fra due foglie vicine, decomponendo l’illusione di un oggetto solido nei molteplici aspetti che lo compongono, così il breve tragitto delle sue labbra verso la guancia di Albertine crea dieci Albertine, e trasforma un banale essere umano in una dea dalle molte teste.”
(Samuel Beckett, Proust)
2 aprile 2015

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Emozionante visitare la sala “Marcello Gigante” di papirologia ercolanese, stamattina alla biblioteca nazionale di Napoli.

3 aprile

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- Forse sbagliate, a lavorare solo per i pezzi grossi. I pezzi grossi sono noiosi. Dovreste variare, cercare degli scienziati, o dei professori, o degli scrittori. Dev’essere interessante, lavorare per qualche scrittore famoso. Non avete mai provato?
- No. Ammesso che gli scrittori abbiano bisogno di una segretaria.
- Certo che ne hanno bisogno.
- Conoscete qualche scrittore famoso?
- Conosco un uomo che ha scritto un libro sui bottoni, ma non è molto famoso. Beviamo qualcos’altro?
(Rex Stout, Nero Wolfe, difenditi!)

4 aprile


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Nella drammatica seduta del Sinedrio precedente alla chiamata in causa del procuratore romano, l’unico che si sbilanci cautamente a favore dell’imputato, in un certo senso l’unico “laico”, anticlericale, è Nicodemo, che aveva intrattenuto precedentemente colloqui notturni, segreti, con lui (“Quomodo potest homo nasci, cum sit senex”?) . Caifa fa il suo mestiere, dopotutto, come lo stesso Pilato, estraneo secondo la mentalità romana al culto del popolo sottomesso: si decide a prendere posizione, come si sa, solo quando subentrano pericoli per l’ordine pubblico, che sì riguardavano Roma. E lo stesso Giuda non aspettava che un liberatore politico. Insomma, ogni tassello è al suo posto altrimenti la narrazione evangelica non avrebbe potuto sussistere né la cultura ebraica essere portata a compimento (il che non è sempre presente nella consapevolezza dei redattori - quantomeno sinottici - che operavano non contemporaneamente ai “fatti” ma nell’ambito delle prime comunità cristiane, mosse da evidenti intenti apologetici, e questo punto nessuno discute).
Certo l’espressione “sub Pontio Pilato” è la più controversa del Credo di Nicea, in quanto ripropone il problema del rapporto tra storicità e mito, o se si preferisce tra razionalismo e fideismo, nel senso della scelta tra fides quaerens intellectum piuttosto che – esigenza avvertita da due o tre secoli a questa parte - intellectus quaerens fidem.
È dunque la teologia, giovannea soprattutto, ad aver prodotto i fatti o i fatti hanno prodotto la teologia? E si badi che l’ammissione del mito – dell’invenzione narrativa – appartiene a esegeti tanto cristiani quanto ebraici (che parlano al riguardo di midrash).
Qual è la risposta? Bisogna quindi vedere che cosa sia “essenziale” per l’esegesi, come affermava Jean Guitton.  Probabilmente, anche, nelle parole di Luca X-21: “hai nascosto queste cose ai dotti e ai savi e le hai rivelate ai piccoli… perché così a te piacque”.

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Apartment 1303 3D di Michael Taverna (2012) è un dramma familiare – una madre-diva sul viale del tramonto alcolizzata con due figlie adulte, Janette e Lara, disadattate ma combattive – camuffato da thriller poliziesco con risvolti metafisici. C’è suspense.
Tutto ruota intorno a un appartamento preso in affitto da Janette. Diventa a poco a poco una tragedia ma non dico di più per non spoilare.
Citazioni da Dario Argento, L’esorcista, Psycho di  Hitchcock.

6 aprile

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“È  stato affermato, da più d’uno, che io, da rigido marxista ortodosso, mi sia venuto via via mutando e abbia assunto, alla fine, atteggiamento di critico e di oppositore. Non avrei, naturalmente, nessuna difficoltà ad ammettere il fatto, se fosse vero; ma che non sia vero, non debbo spendervi parole intorno: i saggi qui raccolti, e che sono tutto ciò che ho mai pubblicato in materia, bastano a provarlo.”
(Benedetto Croce, dalla prefazione 1899 a Materialismo storico ed economia marxistica)

7 aprile

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"Zitto, zitto per pietà" disse Geltrude, "che non sentano: volete farmi diventare il ludibrio di quelle..."
Inizio modulo

"Prego coloro i quali fossero disposti ad ammettere questo sospetto, a riflettere che essi verrebbero ad accusare l'editore niente meno che di aver fatto romanzo, genere proscritto nella letteratura italiana moderna, la quale ha gloria di non averne o pochissimi." (Alessandro Manzoni, dalla prima introduzione contemporanea alla stesura dei primi capitoli di Fermo e Lucia)

"Scrivo male: e si perdoni all'autore che egli parli di sè: è un privilegio delle prefazioni, un picciolo e troppo giusto sfogo concesso alla vanità di chi ha fatto un libro: scrivo male a mio dispetto; e se conoscessi il modo di scriver bene, non lascerei certo di porlo in opera." (Alessandro Manzoni, dall'introduzione rifatta da ultimo a Fermo e Lucia)
9 aprile
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Una mattinata sconvolgente, da dimenticare. Ma non dimentico come sono stato trattato, e voglio parlarne almeno qui.
Con la premessa che non sono nato a Caserta e mi trovo del tutto incidentalmente ad abitare in questa città a dir poco incivile, quel che è accaduto stamattina alla Reggia è qualcosa di inaudito e incredibile a dirsi da parte mia per primo.
Volevo entrare al parco esibendo il modello del Miur che mi dà diritto come docente all’accesso gratuito nei musei statali e nei siti di interesse archeologico, storico e culturale italiani. Ma, appunto, Caserta non è in Italia ragion per cui non c’è da sorprendersi neppure del modo in cui sono stato trattato.
Mi è stato detto, con fare molto aggressivo, con fare sgarbatissimo, inconcepibile e da non credersi, che la tessera non era più valida dal dicembre 2014 e che o potevo usufruirne pagando al 50% il prezzo del biglietto, ammontante a 6 euro, oppure potevo farmi una tessera annuale che costa 10 euro. Che bisogno c’è, però, di essere così maleducati? Penso che chi venisse da fuori in visita, scapperebbe inorridito per siffatti stili di comportamento, quando poi ci si meraviglia delle pessime condizioni in cui è tenuto il Palazzo reale di Caserta.
Ometto l’estrema difficoltà linguistico-concettuale nel comunicare con le persone addette alla biglietteria.
Riservandomi di verificare in altra sede la veridicità di quanto mi si stava dicendo, mi ero dichiarato disponibile a fare nel frattempo la tessera annuale. Ma purtroppo, un nuovo attacco di aggressività gratuita mi stava di nuovo talmente investendo che per me è stato istintivo, quasi come in una legittima difesa, mandarli al diavolo e me ne sono andato, e solo per non voler scadere allo stello livello non li ho mandati a quel paese con ben più convincente turpiloquio.
Tutto questo è molto grave. Mi sono rivolto a un carabiniere che era lì presente, il quale mi ha dichiarato che niente poteva fare da parte sua, che, anzi, se non ci fossero loro si arriverebbe spesso allo scontro fisico. Ma vi rendete conto?
Mi consigliava quindi di ritornare in un giorno feriale, quando una minor ressa di persone avrebbe reso meno complicate le operazioni di ritiro della tessera.
Insomma, una mattinata letteralmente da incubo.
Io mi faccio i complimenti da solo per la mia azione di resistenza quotidiana nel vivere in questa città infestata da una inciviltà di fondo, trasversale a tutte le classi sociali e che inquina i rapporti interpersonali minimi tra le persone, rendendo la vita quotidiana estremamente difficile.
Di fatto, sono stato leso nella mia libertà e nel mio diritto di accedere al Parco reale.

12 aprile

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Verso la fine del Capitolo II intitolato “Fermo” (Tomo primo), il romanzo diventa all'improvviso un prosimetro, la prosa decolla verso la poesia:

«Quando furono sulla porta: “Mi promettete ora”, disse il curato, “di non dir niente?” Fermo, senza rispondere gli chiese di nuovo perdono e

da lui che molto anco volea

chiedere e udir qual lume al soffio sparve.»

14 aprile

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Qualcuno ha scritto questa e-mail, titolo per un breve racconto alla Stephen King o magari alla Agatha Christie.

17 aprile

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Non amo il telefono.
Mi capita di staccarlo, il pomeriggio, o di non rispondere. 
O devo ripristinare la segreteria telefonica, che da qualche tempo non funziona.
Sono già tre volte che chiamano nell'arco di mezz'ora e non sono andato a rispondere.
Ma perché le persone non vogliono stare sui social, non usano whatsapp, sono refrattarie alla tecnologia? Non capisco per quali motivi effettivi.
Trovo di gran lunga più agevole comunicare intanto mediante la tecnologia, in specie nelle giornate compresse che tutti abbiamo. Come si fa a prescinderne? Impossibile. Sarebbe come rinunciare all’energia elettrica.
Parlare per telefono non mi piace (più, da tempo, a me che da giovanissimo, o da giovane - diciamo da giovanissimo - ci passavo ore e ore).
Ovviamente non si può non usare il telefono, rete fissa e smartphone o quant’altro, ma per quanto mi riguarda solo per motivi rari, o specifici. Preferisco il rapporto diretto, la presenza fisica, guardare negli occhi, affidare tutto alla parola telefonica è pure faticoso, dopo cinque minuti mi spazientisco. No, se richiamano una quarta volta alzo la cornetta senza ascoltare e riattacco immediatamente.
E stacco.

19 aprile
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Non ho nessuna difficoltà a definirmi marxista, il che significa però aver rivisto gli equivoci marxistici non teoreticamente fondati, non essendo una filosofia della storia (Simmel meriterebbe una trattazione a parte) il materialismo storico, che è invece più giusto chiamare “astratto” o “metafisico”. Dopodiché andiamo pure avanti.

20 aprile

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Non mi faccio capace di come si possa celebrare la Resistenza senza considerare che Giovanni Gentile fu ucciso proprio dai partigiani gappisti, oppure senza studiare scientificamente il fascismo. 
L’assassinio di Gentile fu un atto di barbarie.
E chissà quando mai vedremo questo film “L’ospite” di Ugo Frosi, già silenziato prima ancora di arrivare nelle sale?

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"Ho fatto questa tiritèra perché nessuno trovi inverosimile che fra Canziano, senza alcuna obbiezione, senza stupirsi, si sia incaricato di dire, nullameno che al Padre Guardiano, che s'incomodasse a portarsi da una donnicciola che aveva bisogno di parlargli."
(Alessandro Manzoni, Fermo e Lucia, tomo I, cap. III, “Il causidico”)

22 aprile
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Leggo per dare alterità al mio monologo interiore più o meno joyciano.

23 aprile
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Mi sembra legittima una ripresa dell’umanesimo classico in termini bruniani, nonostante tutta la polemica antiumanistica pur molto presente in Giordano Bruno, che è simbolo di libertà intellettuale per la sua concezione critica e dialettica della verità. Anche quando si avanzano istanze di carattere gnomico, io penserei a una molteplicità di interpretazioni - o infiniti mondi -, dove quella più forte è naturalmente la più vera. È una questione di volontà di potenza: chi stabilisce la verità? Il più forte. Più forte dal punto di vista ermeneutico, non già della forza materiale bruta. Volontà di potenza e non il potere dei politicanti che ci governano o gli atroci strumenti repressivi che colpirono Bruno o i nostri contemporanei historici fures, ripetitori acritici di quanto già detto da altri e alla ricerca dell’applauso universale, altrimenti cadiamo di nuovo nell’equivoco della sorella di Nietzsche che fraintese tutto. Poi io sono su posizioni abbastanza immoralistiche o piuttosto più vicine all’etica che non alla morale: etica che a sua volta è prossima all’estetica.

24 aprile

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I politici con le loro celebrazioni istituzionali, irrimediabilmente e anche fastidiosamente retoriche, - con della buona fede magari, non dico di no, specialmente in alcuni cittadini - ci invitano a onorare la giornata testé trascorsa in nome della libertà di pensiero conquistata. Il che mi suona pure demagogico.
Il problema è che il pensiero in Italia è sempre stato in tensione coi poteri costituiti e appunto con lo stato inteso nel suo aspetto trascendentale; si pensi a Machiavelli esiliato, a Bruno mandato al rogo, a Galileo costretto all'abiura, e così via. Quindi di che stiamo parlando non si sa. Non è lo stato la categoria costitutiva del pensiero e guai se lo fosse o pretendesse di esserlo!
Fortunatamente il pensiero politico italiano è fuori dallo stato da sempre, a parte il fatto che in Italia ci sono stati sempre decine di stati. Ma ci mancherebbe soltanto ormai una filosofia dello stato! Non che manchino tentazioni in questa direzione, mi pare, di pensiero unico e omologato, però...
26 aprile

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Bisogna esser grati al cervello dei propri amici: il proprio non basta mai, così si saltano alcuni passaggi “che tenem per fede” e si fa prima, è una collaborazione cui tutti ci prestiamo a nostra volta.
Talora pure l'estraneo e addirittura il nemico - purché degno - danno a loro insaputa o loro malgrado un contributo, ma in questi casi bisogna impiegare del tempo a pensarci su.
27 aprile
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Andrebbero però sostituite le metafore atmosferiche ormai impraticabili con la parola latina cælum (nel passaggio mediolatino cfr. Du Cange et alii, alle voci cælestim: Vergil. Grammat. ap. Maium. collect. forma octonaria vol. pag. 72; cœlum: Concameratio, ex Anglico Seeling, quod idem sonat. Itali etiam Cielo di Camera, laquearium vel lacunar vocant. Gervasius Dorobern. de Combustione et reparat. Dorobern. Ecclesiæ: […] Cœlum inferius egregie dipictum, superius vero tabulæ plumbeæ ignem interius ascensum celaverunt), più ampia nel significato specialmente quando si affrontano determinati argomenti. Se Francesco Bergamasco l’avesse adottata nella sua traduzione dal francese, sarebbe stato magari infedele al testo originale ma più efficace nel seguente brano tratto da Carrère:
«Ti sentirai smarrito, solo nel buio. Chiamerai aiuto, non risponderà nessuno. Meglio che ti prepari a quel momento, anche se sarai sempre colto di sorpresa e barcollerai. Questo è ciò che si chiama la croce. Non c’è gioia dietro la quale non si scorga l’ombra della croce. Dietro la gioia c’è la croce, te ne accorgerai presto, del resto lo sai già. Quello che ci metterai più tempo a scoprire, forse tutta la vita, ma ne vale la pena, è che dietro la croce c’è la gioia, e una gioia inespugnabile. La strada è lunga. Non avere paura, ma non stupirti se ne avrai. Non stupirti se dubiterai, ti dispererai, accuserai il Signore di essere ingiusto e di chiederti troppo. Quando lo penserai, ricordati questa storia: c’è un uomo che si ribella e si lamenta, come hai fatto e farai ancora tu, perché gli tocca portare una croce più pesante di quella degli altri. Un angelo lo sente, e sulle sue ali lo conduce nella parte del cielo dove sono conservate le croci di tutti gli uomini. Milioni, milioni di croci, di ogni misura. L’angelo gli dice: “Scegli quella che vuoi”. L’uomo ne saggia alcune, le confronta, prende quella che gli sembra più leggera. L’angelo sorride e dice: “Era la tua”.»
(Emmanuel Carrère, Il Regno, p. 48)

29 aprile

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La cornice nella narrazione ce la metteva Boccaccio, sia pure rifatto da Busi. Lui ancora seguiva l'estetica aristotelica (Boccaccio, non magari Busi)!

30 aprile