martedì 5 dicembre 2017

Poirot romantico - ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS di Kenneth Branagh



Sono un fan di Agatha Christie, ho letto molti suoi romanzi e racconti e se per questo anche i fondamentali Quaderni segreti di Agatha Christie di John Curran, dove viene analizzata la genesi delle sue opere man mano che andava buttando giù appunti e stabilendo piani di lavoro. Perciò non ho saputo resistere dall’andare a vedere il remake di Assassinio sull’Orient Express fatto da Kenneth Branagh. Ma… c’è subito un ma perché questo suo Poirot assomiglia piuttosto a Sherlock Holmes per il metodo analitico-deduttivo, in questo caso più vicino a Conan Doyle che gli diede un taglio originale, che non alla Christie più sottile e ironica, più brillante, perfettamente britannica. Il Poirot di Branagh non è certo francese né tantomeno belga, ma tedesco. C’è pure da dire che il precedente film di Sidney Lumet era troppo pieno di mostri sacri – Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Vanessa Redgrave, Wendy Hiller, lo stesso Albert Finney… – perché un remake sia pure con la genialità di Branagh potesse competere con esso. Non c’è quindi partita da questo punto di vista. Per il resto, si tratta di un film senza dubbio godibile, cupo, dai forti tratti romantici e con risvolti filosofeggianti in senso morale, tutto sommato più vicino a Edgar Allan Poe che non a Conan Doyle; ma ciò è legittimo, quando si tratta di un visionario multiforme quale è Branagh. Ma non è un film superlativo, non al pari con Lumet e soprattutto non con la Christie.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Esame critico e accurato, sicuramente illuminante anche per chi non ha ancora avuto modo di vedere questo film. Mi rammarica sapere di non poter ritrovare l'elegante arguzia della Christie, ma sono ugualmente curiosa di vederlo.
Grazie per la revisione!