lunedì 5 giugno 2017

I Mann e le questioni quotidiane

Talvolta questioni di vita quotidiana vengono a interrompere la stesura di un libro. Accadeva a Thomas Mann che pure non aveva altra occupazione al di fuori della scrittura, se si eccettuano le frequenti conferenze da lui tenute, altrimenti si imponevano appunto "questioni quotidiane" variamente declinate nel senso della vita pratica, di cui - si può comprendere con quale entusiasmo - gli capitava di doversi occupare personalmente. Lo stesso succedeva, e in una misura maggiore, al figlio Klaus.
Un altro è il caso, non infrequente, della scrittura messa da parte per passare ad altro soggetto: qui agisce solo la scelta dell'autore, come quando i lavori di Mann alle storie di Giuseppe furono accantonati a vantaggio di Carlotta a Weimar. L'esempio più eclatante in tal senso è dato da Le confessioni del cavaliere d'industria Felix Krull, romanzo iniziato nel 1910, interrotto per La morte a Venezia, poi ripreso e di nuovo interrotto per la redazione de La montagna incantata.
Il Krull sarà finito e pubblicato nella sua forma intera, almeno per quanto riguarda la Prima parte delle memorie (è un libro incompiuto infatti, rispetto al progetto originario) soltanto nel 1954, esattamente più di quarant'anni dopo essere stato concepito. Insomma non è l'inconcludenza - che neppure è da prendersi alla lettera - di Leonardo, caratterizzata dal lasciar stare per sempre qualsiasi lavoro intrapreso ma, a dispetto finanche della committenza - non più sentito necessario e dunque abbandonato.

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Chissà come doveva essere parlare con Thomas Mann. Un'esperienza forte sicuramente, l'esteriorità formalissima e granitica, molto distante, capace dopo tre minuti di percepire l'essenziale di chi avesse di fronte, sentendone e misurandone il valore spirituale, ove ce ne fosse. Se provava simpatia, poteva farsi leggero e ironico, mai cameratesco, complice sì e anche giocoso e gioioso.

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Sto amando I Mann. Storia di una famiglia di Tilmann Lahme, libro denso di personaggi e vicende straordinari, molte delle quali mi erano già note. Ma vederli tutti rappresentati insieme in un unico libro fa effetto. L'unica riserva è che c'è poca analisi, essendo tutto un susseguirsi di fatti e situazioni, ma questo neppure è un difetto vero e proprio, essendo la caratteristica specifica dello stile dei diari di Klaus Mann.

Thomas Mann ha reagito al suicidio del figlio come sempre reagisce quando giunge a ciel sereno la notizia che qualcuno che conosce si è tolto la vita. Con rimproveri: "un gesto offensivo, brutto, crudele, privo di senso di responsabilità e di riguardi", che "non avrebbe dovuto fare alla madre e alla sorella". E con la decisione di tenersene lontano: da quel momento il figlio Klaus non viene mai quasi più citato nelle sue lettere o nel diario, e Thomas Mann non visiterà mai la tomba del figlio. Erika ha scritto con gratitudine una risposta alla lettera di condoglianze del suo amore di giovinezza, Pamela Wedekind, con cui negli anni aveva perso i contatti.
(Tilmann Lahme)